In tal
senso si potrebbe parlare vagamente di romanzo storico, molto
vagamente secondo me. Per un romanzo storico ci vuole ben altro,
ma questa è solo una mia opinione.
A favore di chi si vuole documentare sulla storia dell’antica città dei dogi senza scartabellare tra testi storici, enciclopedie e quant’altro, posso indicare due documentari già più volte trasmessi su RAI Storia, RAI Cultura e altrove: "Io sono Venezia". Partono dalle origini della Serenissima, quando la città come si è sviluppata in seguito e come la vediamo ancora oggi non esisteva. Sulle isole della laguna vivevano allora pochi abitanti in piccoli agglomerati che in seguito prenderanno i nomi di Torecello, Ammiana, Grado, Eracliana, Equilio, Chioggia, Malamocco e altri.
La prima puntata prende il via dal racconto di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore, più brevemente ricordato come Cassiodoro, uno storico e letterato vissuto all’incirca tra il 485 e il 580 d.C. sotto il regno romano-barbarico degli Ostrogoti e successivamente sotto l'Impero Romano d'Oriente. Lo studioso fissò in un particolareggiato resoconto un suo viaggio sulle acque della laguna, tra barene e canali naturali a dividere isole ancora in massima parte disabitate. I documentari, firmati da Davide Savelli, Massimiliano Griner, Marta La Licata, Alessandro Chiappetta con la regia di Graziano Conversano, proseguono poi spostandosi per narrare le vicende di Venezia nel corso dei secoli grazie a una selezione di personaggi storici protagonisti e testimoni ciascuno al suo tempo della trasformazione della città.
Sfilano così davanti allo spettatore i dogi Pietro II Orseolo, protagonista della prima espansione veneziana, e Domenico Morosini che ricorda il saccheggio di Costantinopoli dal quale arrivarono i quattro cavalli in lega bronzea che andarono ad adornare la facciata della Basilica di San Marco come prima erano svettati sopra i “carceres” dell’ippodromo della città al sacco. Quelli che ammiriamo oggi sulla basilica sono una copia, ricoverati all’interno gli originali. Poi Fantina Polo, figlia del più celebre Marco, parla della condizione femminile del suo periodo; i pittori Vittore Carpaccio, che ricorda il grande splendore del Rinascimento veneziano, e Giovanni Antonio Canal, meglio conosciuto come il Canaletto, che ha ritratto la città agli sgoccioli della Repubblica. Poi il letterato e stampatore Francesco Sansovino, la bellissima cortigiana e poetessa Veronica Franco, il musicista Antonio Vivaldi. E via avanti con molti altri fino a tempi e nomi a noi più vicini, come il regista e fotografo francese di padre italiano Jean Alexandre Louis Promio che il 25 ottobre del 1896 filma la città lagunare a bordo di una gondola, primo “movimento di macchina” della storia della cinematografia. Bravi tutti gli attori ed è un peccato non aver trovato nessun documento con i loro nomi.
La visione è accattivante e molto istruttiva. Accanto alle ricostruzioni ben fatte e alle riprese di una Venezia colta nei suoi molteplici aspetti, intervengono storici di riguardo che spiegano in modo sintetico ed efficace i principali avvenimenti, curiosità, usi e costumi. Il lettore ritroverà molti di questi nel mio libro.
Interviene anche Riccardo Calimani, storico dell’ebraismo italiano ed europeo e, presumo, discendente della antica famiglia Calimani. Tra i suoi antenati anche quel Benedetto che troverete nel corso delle indagini del Signore di Notte. Spero non lo venga a sapere … al suo avo non faccio fare una gran bella figura anche se si tratta di una finzione. Al contrario i fratelli Calimani erano stati mercanti tanto abili e capaci da ottenere dal governo della Serenissima appalti ragguardevoli, come le forniture di addobbi e decorazioni di Palazzo Ducale per le occasioni solenni e l'allestimento del Bucintoro, la galea di rappresentanza del doge, per la festa dello Sposalizio con il Mare. I Calimani erano un sicuro punto di riferimento per l’intera comunità giudea di Venezia.
Gustavo Vitali
Nella foto in alto: La cortigiana e poetessa Veronica Franco impersonata nel documentario "Io sono Venezia". Foto sotto: per il dipinto di Jacopo Robusti, detto Tintoretto (1518-1594) “La dama che si scopre il seno” del 1545 (Museo del Prado), pare abbia posato Veronica Franco.